LA MALATTIA DI ALZHEIMER PUO’ AVERE ORIGINE DALL’ INTESTINO: COSA DICE LA RECENTE LETTERATURA

A cura del Dr. Marcello Romeo

PhD in Biomedicina e Neuroscienze

https://www.instagram.com/drmarcelloromeo/

La malattia di Alzheimer, che colpisce circa 50.000.000 di persone nel mondo, è una malattia neurodegenerativa ed è la causa più frequente di demenza, costituendo un vero problema di salute pubblica globale.

Dati recenti riportano una stretta relazione tra la composizione del microbiota intestinale e l’insorgenza di Alzheimer.

In particolare, gli studi sembrano correlare lo stato di disiosi intestinale alla neuroinfiammazione caratteristica della malattia attraverso un’anomala funzionalità dell’asse microbiota-intestino-cervello.

L’asse microbiota-intestino-cervello consiste in una via di segnalazione tra il tratto gastrointestinale e il sistema nervoso centrale mediato dal microbiota intestinale, che consente una comunicazione bidirezionale tra i due sistemi. Il suo ruolo principale è quello di monitorare e integrare le funzioni intestinali nonché di collegare, attraverso mediatori immunitari e neuroendocrini, i centri emotivi e cognitivi del cervello con i meccanismi intestinali periferici come l’attivazione immunitaria, la permeabilità intestinale e la funzionalità endocrina. In questa rete di comunicazione, il cervello influenza l’intestino e, a sua volta, i segnali provenienti dall’intestino influenzano la funzione cerebrale. Alterazioni del microbiota intestinale e dell’asse microbiota-intestino-cervello, legate ad un’alimentazione sbilanciata, ai farmaci, allo stress, all’esposizione ambientale, possono contribuire all’insorgenza di patologie neurologiche e psichiatriche come depressione, ansia, malattia di Alzheimer e malattia di Parkinson.

Le ricerche sul ruolo del microbiota intestinale sui comportamenti umani, in particolare sull’ansia, sullo stress e sull’insonnia stanno evidenziando delle nuove opportunità terapeutiche da integrare con le cure attualmente disponibili.

Un importante contributo della ricerca, a sostegno delle potenzialità d’azione dei batteri probiotici, scaturisce dalla recente osservazione che, alcuni lattobacilli specifici come il Lattobacillo rhamnosus HN001, possono agire da psicobiotici. Si tratta di batteri probiotici selezionati in grado di modulare la comunicazione bidirezionale tra l’intestino e il cervello influenzando positivamente la salute e il benessere mentale.

Tutto ciò rappresenta un’ulteriore conferma che non tutti i batteri probiotici sono uguali e che l’integrazione probiotica deve essere eseguita in maniera mirata in base alle problematiche che presenta ciascun paziente.

https://www.mdpi.com/2072-6643/14/3/668

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