A cura del Dr. Gabriele Prinzi
Termini tecnici come “gastrite”, “reflusso” o “colon irritabile” sono diventati di uso comune nella nostra società per la loro frequenza e per l’impatto che hanno sulla vita di ogni giorno – tanto a livello fisico quanto a livello psichico – su una fetta consistente della popolazione mondiale.
Per non parlare dell’impatto a livello di vita sociale.
E’ un caso? Una moda? E’ tutto “stress”?
La risposta è si, la risposta è no.
Dipende tutto dall’ottica con cui valuti, ad esempio, che da 2500 anni Ippocrate, padre della Medicina, ci ricorda che tutte le malattie nascono nell’intestino.
Come oggi è stato ampiamente dimostrato.
O guardi alla lezione del Prof. Filippe Pinel, medico dell’800, padre della psichiatria moderna, che teorizzava che tutte le malattie mentali nascono da stomaco ed intestino.
Ed oggi noi sappiamo il perchè.
O guardi alle scoperte moderne, guidate da medici e scienziati del calibro degli australiani Barry Marshall e Robin Warren (“scopritori” dell’Helicobacter pylori) o dell’italianissimo Prof. Alessio Fasano (che ha svelato I meccanismi patogenetici Zonulina-dipendenti).
O degli irlandesi Timothy Dinan e John Cryan; gli studi di questi ultimi sullo psicobiota, confermano come i microrganismi intestinali influenzano la neurochimica e il comportamento centrale, e che tipo di impatto ha un loro “squilibrio” nelle risposte allo stress e nel funzionamento cognitivo. E in patologie come la depressione e l’autismo.
Ognuno di loro è stato, a suo modo, il punto nodale di una rivoluzione all’interno della concezione della medicina e fonte di arricchimento del corpus di informazioni mediche che va diventando, anno dopo anno, sempre più (permettimi il gioco di parole) “corposo”.
Così, se vuoi capire cos’è e cosa provoca la “gastrite”, il “reflusso” o il “colon (intestino, per favore) irritabile” – e assumerti l’incarico di risolvere quei problemi di salute, non puoi non cogliere la più recente (e validata scientificamente) visione dei Criteri di Roma. E il concetto di “asse di comunicazione EnteroEncefalico” (gut-brain-axis) che ha sostituito, a partire dal 2016, la precedente definizione di “malattie gastrointestinali funzionali” (FGID).
Le FGID (functional gastro intestinal deseases) nascono alla fine degli anni ’80 quando – programmando l’incontro internazionale di gastroenterologia a Roma – il Prof. Aldo Torsoli creò un comitato scientifico per sviluppare le linee guida diagnostiche per la sindrome dell’intestino irritabile (IBS).(A)
L’intuizione del Prof. Torsoli fu il punto di partenza per il “processo di Roma” che nelle sue varie fasi (1990-2016) ha generato i criteri diagnostici per l’intestino irritabile, ma anche per tutti quegli altri disturbidiversi dall’IBS, ma in qualche modo accomunati da due aspetti: l’assenza di una patologia intestinale e l’eziologia sconosciuta.
Una volta escluse, quindi, manifestazioni quali neoplasie, malattie infiammatorie croniche, celiachia eccetera, rimangono quelle “sindromi” caratterizzate da disturbi della motilità, ipersensibilità viscerale, alterazioni dell’elaborazione del sistema nervoso centrale, dell’immunità (cellulare e tissutale), del metabolismo degli acidi biliari, della permeabilità intestinale e del microbiota gastrointestinale.
In qualsiasi combinazione.
E, anche troppo spesso, siamo guidati dai sintomi a curare e/o lenire I sintomi.
Tanti sintomi, perchè è una sindrome.
E questo che rende frustrante la gestione delle FGID.
Finchè non trovi un punto nodale comune a tutte…
A complicare il quadro – o forse a chiarirlo – altre condizioni patologiche come le allergie alimentari e le reazioni avverse agli alimenti stanno acquistando sempre più visibilità, in uno scenario che potremmo definire disturbi simil-IBS(B), poiché il loro aspetto clinico può sovrapporsi all’IBS.
Infatti, in determinate circostanze ambigue, non è possibile una diagnosi esclusiva e pura di intestino irritabile a causa dei sintomi dipendenti dal cibo: fino all’80% dei pazienti con IBS identifica il cibo come un possibile fattore scatenante dei propri sintomi(C).
Quindi, l’intolleranza al lattosio (piuttosto che ad altri zuccheri), ai FODMAP, la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS), le allergie “non IgE-mediate” a latticini e nichel(D,E) andrebbero sempre incluse nelle nostre considerazioni.
Ovvero, andrebbero escluse prima di diagnosticare un intestino irritabile, che, lo ricordo,pressuppone l’assenza di una patologia intestinale euna eziologia ignota.
Giacchè molte “condizioni morbose” – con meccanismi patogenetici diversi – sono etichettate sotto l’unico grande ombrello di IBS, dovrebbe sempre essere ricercata la presenza di una sovracrescita batterica fermentativa del piccolo intestino (SIBO), in quanto presente nel 40% delle IBS secondo una recente metanalisi(F).
Vanno ricercate (o sospettate) anche le infezione gastrointestinali acute – il fattore di rischio più comune per lo sviluppo di IBS (PI-IBS o IBS post-infettiva) – in quanto hanno una prevalenza stimata dal 4 al 32%(G).
Le metanalisi confermano le cause batteriche, ma anche quelle parassitarie e fungine.
L’uso di antibiotici sistemici ad ampio spettro è anch’esso associato a un aumentato rischio di sintomi intestinali tipi IBS e non-IBS(H,I).
Se l’effetto di diversi antibiotici sull’esaurimento del microbiota (che è logico aspettarsi) non è stato ancora studiato in modo così approfondito, dall’altro lato, non possiamo non pensare che l’antibiotico-terapia a cadenza mensile per i diverticoli o la somministrazione di due/tre antibiotici per eradicazione dell’helicobacter (a volte più cicli…) lascino il microbiota esattamente nelle stesse condizioni in cui l’hanno trovato.
O che non abbiano ANCHE effetti sistemici.
Dei numerosi meccanismi fisiopatologici che possono contribuire allo sviluppo dell’intestino irritabile (tra cui dismotilità intestinale, alterazioni della permeabilità intestinale, attivazione immunitaria, infiammazione di basso grado, ipersensibilità agli stimoli viscerali eccetera), ognuno può essere associato a cambiamenti specifici del microbiota.
O essere la causa scatenante di quegli squilibri
E la sindrome dell’intestino irritabile rimane uno dei principali disturbi cui sono associati cambiamenti significativi – e misurabili – nella composizione del microbioma intestinale.
Numerosi studi si sono concentrati sulle alterazioni del microbiota intestinale; ad esempio, in una revisione sistematica(J), la carenza di batteri specifici del genere Faecalibacterium – compreso Faecalibacterium prausnitzii – e del genere Bifidobacterium erano diminuiti nei pazienti IBS rispetto ai controlli.
In un’altra revisione(K), hanno scoperto che la maggior parte degli studi ha misurato una minore diversità microbica (α-diversità) nei campioni fecali e mucosi di pazienti IBS rispetto ai controlli sani.
E l’ α-diversità è un descrittore primario della struttura della comunità microbica ed un importante determinante della funzione della comunità(L).
Le alterazioni nei phyla batterici possano essere correlate ad alterazioni della permeabilità epiteliale e all’infiammazione di basso grado, entrambe implicate come possibili attori della patogenesi dell’IBS (M).
Finora, 2 meta-analisi hanno fatto luce sulle alterazioni del microbiota intestinale nei pazienti IBS
La prima(N) ha rilevato livelli aumentati di Escherichia coli ed Enterobacter e livelli ridotti di Bifidobacteria e Lactobacillus; la seconda(O) ha mostrato riduzioni significative dei livelli di Lactobacillus , Bifidobacterium e Faecalibacterium prausnitzii. In entrambi, c’era una tendenza che mostrava livelli ridotti dei generi Lactobacillus e Bifidobacterium, i 2 probiotici più utilizzati.
Alla luce di questi risultati, si può facilmente ipotizzare come la “disbiosi microbica” – risultato di aumenti o diminuzioni di specifici gruppi microbici – e la scomparsa dell’omeostasi globale siano marcatori di “condizioni negative” nei pazienti affetti da intestino irritabile.
Condizioni e/o squilibri che possono essere riequilibrati, se sai quali specie e phyla sono deficitari, quali sono eccessivamente presenti, e come farlo. Se lo scopo della maggior parte degli attuali interventi terapeutici nell’IBS è ridurre il dolore viscerale e/o modificare le abitudini intestinali problematiche predominanti, il più promettente campo terapeutico emergente è proprio la manipolazione del microbiota intestinale(P).
Il microbiota intestinale emerge come sistema biologico con elevato potenziale terapeutico e i progressi nella nostra comprensione del microbiota e della sua interazione con noi aprono un nuovo orizzonte nella biotecnologia e nella medicina di precisione. E il targeting del microbiota sembra promettente, considerando la risposta positiva dei pazienti alle terapie appropriate.
Ma questo è ambito ampio ed è argomento dei prossimi articoli.
Bibliografia citata
- https://www.amazon.it/Ascolta-pancia-malattie-intestino-irritabile%C2%BB/dp/8869393887
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5495893/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26856749/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7850201/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8721028/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29761234
- https://academic.oup.com/jcag/article/4/1/36/5696750
- https://www.academia.edu/download/40319199/Antibiotics_increase_functional_abdomina20151123-19065-19t5edv.pdf
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30189148/
- https://www.gastrojournal.org/article/S0016-5085(19)34649-9/fulltext
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6407812/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3660670/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29132527/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27300149/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28179092/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9004034/
2 risposte
Buongiorno,
I miei fastidi più grandi, riguardano il reflusso gastroesofageo, per limitarli utilizzo sempre gli inibitori di pompa.
Potreste aiutarmi?
Grazie
Salve,sono Roberto,a breve compio 50 anni,da molto tempo ho problemi intestinali e digestivi con eterno gonfiore addominale,anche prima delle mie patoligie croniche.Nell’arco dell’anno ho iniziato tutto l’iter diagnosticato,allergologia,gastroscopia,ed è venuto fuori di essere forse Celiaco,sono in prova con regime alimentare,a Novembre altra visita di conferma patologia,viceversa la gastroscopia ha evidenzia il batterio helicobacter pylori,già eseguito terapia antipibiotica mensile per poi proseguire con altri accertamenti che l’iter prevede,in quanto ad oggi il disturbo prosegue anche se un po meno dopo mesi.Sono di Palermo,e purtroppo sono un soggetto fragile come anticipato,ma fortunatamente ancora attivo,ma con vari disturbi causati da tre Ictus progressi,Mielite trasversa da 20 anni,Sclerosi Multipla da circa 4 anni,Gotta,Neurite ottica,Neuromielite ottica,varie ernie discali e potrusioni,ovviamente seguito con varie terapie farmacologiche.Ecco la mia situazione,volevo sapere se è possibile risolvere il caso del gonfiore intestinale e addome,perché molto fastidioso.Grazie